Il peeling è un trattamento medico-estetico di tipo chimico che produce un effetto esfoliante sulla cute (dall’inglese to peel = sfogliare). Viene utilizzato per levigare e migliorare la cute che viene considerata un organo dinamico, sfruttando le sue normali potenzialità. L’applicazione di un peeling chimico crea evidenti cambiamenti nella pelle attraverso tre meccanismi: la stimolazione del turn over cellulare attraverso la rimozione delle cellule morte dello strato corneo, l’eliminazione di cellule epidermiche danneggiate e degenerate, che saranno rimpiazzate da cellule epidermiche normali e l’introduzione di una reazione infiammatoria e l’attivazione dei mediatori dell’infiammazione che attivano la produzione di nuove fibre di collagene e di meccanismi rivitalizzanti del derma. I peelings chimici possono essere formulati in gel o in soluzione liquida. Si distinguono peelings superficiali, medi e profondi che agiscono rimuovendo rispettivamente gli strati superficiali, intermedi o profondi della cute, rompendo i legami intercellulari dei vari strati dell’epitelio. I peelings superficiali creano una necrosi di una parte dell’epidermide ed arrivano fino allo strato basale, i peelings medi creano necrosi a tutta l’epidermide e a parte del derma papillare mentre quelli profondi creano necrosi fino al derma reticolare. Tutti e tre consentono di migliorare e levigare la cute del volto rimuovendo gli strati più superficiali. Tuttavia più profondo è il peeling più intenso sarà il suo beneficio nel tempo ma anche l’arrossamento, la desquamazione e il gonfiore. Si può passare quindi da peelings che consentono di poter uscire la sera stessa dopo il trattamento senza segni visibili, a peelings che richiedono qualche giorno prima di poter riprendere una normale vita sociale.
È un alfa-idrossiacido ed è stato il primo acido ad essere utilizzato come peeling
chimico nei primi anni ’90. E’ disponibile in diverse concentrazioni (35%-50%-70%-90%), ma il livello di potenza è principalmente dipendente dal ph e da quanto l’acido è tamponato. L’acido glicolico è adatto per il refreshing , per il trattamento delle rughe sottili, per gli esiti di acne e per la pelle seborroica. L’acido viene applicato sul viso e lasciato in posa per qualche minuto dopodiché viene tamponato con una soluzione a base di bicarbonato. Le sedute di acido glicolico vanno ripetute ogni 15 giorni circa per un massimo di dieci sedute.
L’acido mandelico è un alfa idrossiacido derivato dall’estratto di mandorle amare che ha dimostrato un’ottima attività come peeling chimico poiché non provoca bruciore o irritazione non essendo fotosensibilizzante. L’acido mandelico ha la caratteristica di avere una buona capacità esfoliante senza provocare bruciore o dolore. Le indicazioni principali per il suo utilizzo sono l’acne infiammatoria e comedogenica, il photoaging (trattamento delle piccole rughe, alterazioni della struttura della pelle) e le iperpigmentazioni (cloasma, iperpigmentazioni postinfiammatorie e lentiggini). Dopo averlo applicato si tiene in posa dai 10 ai 20 minuti quindi va sciacquato solo con acqua.
L’acido piruvico è un alfa-chetoacido a tre atomi di carbonio, che per le sue proprietà esfolianti e leviganti sta incontrando favori sempre crescenti nell’ambito della dermatologia estetica. Sembra infatti che ripetute applicazioni di acido piruvico riescano a rallentare efficacemente sia l’invecchiamento cutaneo fisiologico (cronoaging) sia quello che a insorgenza più precoce, derivante da un’eccessiva esposizione ai raggi solari (foto-invecchiamento o photoaging).
L’acido piruvico ha una potenza maggiore rispetto all’acido glicolico e la sua azione si esplica a livello sia dell’epidermide, del derma e dei follicoli pilo-sebacei (una volta penetrato nella unità pilo-sebacea si trasforma in acido lattico ed esercita un’attività batteriostatica), con diminuzione della coesione delle cellule cornee e assottigliamento dello strato corneo superficiale. Per la sua azione sebostatica e antimicrobica è molto indicato in caso di acne in fase attiva ed esiti cicatriziali di modestà entità.
L’acido salicilico, date le sue spiccate proprietà cheratolitiche, trova un’ottima indicazione in pazienti affetti da forme medio-lievi di acne. Ultimamente viene anche utilizzato con buoni risultati nell’invecchiamento cutaneo precoce, soprattutto in caso di eccessiva esposizione solare. Rispetto ad altri acidi utilizzati per gli stessi scopi l’acido salicilico è più sicuro e privo di effetti collaterali. Dopo l’applicazione del peeling si avverte un leggero bruciore per una quarantina di secondi dopodiché, una volta evaporata la componente alcolica, non si avverte più alcun fastidio e si deposita sul viso una polvere biancastra. A questo punto si rimuove con acqua, si applica una crema emolliente e il trattamento è finito. Questo peeling è superficiale ma la sua intensità può aumentare se si eseguono più applicazioni ravvicinate nella stessa seduta (fino a tre). In questi casi si noterà un arrossamento più intenso, con desquamazione nei giorni successivi. Talvolta si può ottenere l’effetto desiderato con una sola seduta (soprattutto nel caso delle applicazioni ravvicinate), in altre sono necessarie fino a quattro-cinque sedute ogni tre- quattro settimane.
L’acido tricloroacetico è un acido carbossilico. Si presenta sotto forma di
cristalli da diluire in acqua distillata, formandosi così una soluzione chiara, incolore e inodore. In soluzione al 10-25% viene utilizzato per peelings superficiali, contro i primi segni di invecchiamento (rughe sottili, colorito spento), l’acne, le cheratosi superficiali, per la pulizia profonda della pelle e per chiudere i pori dilatati. Il TCA al 35-50%, invece, produce una esfoliazione molto più seria che raggiunge strati più profondi della
pelle (fino al derma reticolare) e spesso obbliga il paziente ad una permanenza in casa di 6-7 giorni; gli effetti sono comunque ottimi e la pelle risulta completamente rinnovata.
Dott. Mario Silvestri | P. Iva
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